Ancora qualche giorno e la pasta Antonio Amato tornerà a fare capolino dagli scaffali di ipermercati, supermercati ed anche delle salumerie di quartiere. Sono in corso le ultime prove tecniche, infatti, nello stabilimento di Via Tiberio Claudio Felice, nella zona industriale di Salerno, ed in pochi giorni si dovrebbe tornare a produrre pasta da imbustare come Antonio Amato. Se, infatti, già dai mesi scorsi sono tornati a riaprirsi i cancelli dell’azienda e sono state riavviate le macchine, sinora la pasta sfornata è stata destinata alla commercializzazione con altri marchi, di proprietà del gruppo “Di Martino” che ha rilevato l’azienda salernitana, con la formula del fitto o, per meglio dire della Dicado, la società creata appositamente per gestire l’operazione.

Giuseppe di Martino
Giuseppe di Martino
“Stiamo lavorando senza problemi da giugno – spiega Giuseppe Di Martinoma sinora ci siamo limitati all’esportazione con una serie di marchi gestiti dalla Dicado, destinati a mercati extraeuropei, Sud Africa, Australia ed in genere del continente Asiatico”. Una parte della produzione, anche se soltanto nelle prime settimane, è stata anche trasferita a Gragnano sempre, però, destinata all’esportazione, senza utilizzare il marchio Di Martino, per il quale c’è un preciso Igp da rispettare. Da luglio, invece, tutte le fasi, dalla produzione al confezionamento avviene a Salerno. La prossima fase, quindi, è quella del ritorno sul mercato con le classiche buste dell’Antonio Amato. “Dobbiamo avere ancora un po’ di pazienza anche se siamo in dirittura d’arrivo – aggiunge Di Martino – Ieri abbiamo fatto una serie di prove tecniche su vari formati. Alcune sono andate bene, altre no. Dobbiamo ancora lavorare qualche giorno prima di raggiungere i livelli prefissati. Soltanto allora ritorneremo ufficialmente ad imbustare con il marchio salernitano e, quindi, partiremo per riconquistare il mercato. Stiamo anche pensando ad una iniziativa particolare per consacrare il ritorno della pasta Amato, aprendo lo stabilimento alla stampa ed alla città”.
L’obiettivo principale, quindi, oltre all’integrazione dell’assortimento del pastaio partenopeo restava e resta quello di riportare la pasta Amato sugli scaffali di negozi e supermercati, in Italia e nel mondo. Il valore principale dell’operazione Salerno, infatti, risiede nel marchio stesso dell’Antonio Amato, fino a pochi mesi fa tra i più richiesti dal mercato con una penetrazione anche nelle Americhe, sia negli Usa che nei paesi latino americani, e nell’Est Asiatico. Senza dimenticare, ovviamente, la capacità produttiva dello stabilimento di via Tiberio Claudio Felice, tra i più moderni in Europa, con una delle linee, la San Giuseppe, inaugurata ad ottobre di due anni fa, con dimensioni uniche al mondo per il suo genere, vantando una lunghezza complessiva di 73 metri, un’altezza di ben 9 metri ed una capacità produttiva che può raggiungere i 3.700 chili di spaghetti l’ora e i 1.000 chili di formati speciali l’ora. Per la Di Martino, in sostanza, l’operazione Amato, una volta concretizzata con l’eventuale acquisto definitivo a fine anno, rappresenterebbe una doppia opportunità, quella di contare su un terzo stabilimento, indispensabile per evitare la produzione sinora affidata ad altre aziende, come la Granoro, e di potersi presentare sul mercato con un marchio, per così dire popolare ma allo stesso tempo di qualità, come l’Antonio Amato.
Le linee di produzione Amato
Le linee di produzione Amato

Tutto pronto, o quasi, quindi, per riavviare la produzione nelle classiche buste blu, dei formati normali, e rossi di quelli speciali, del pastificio salernitano. Le bobine di materiale plastico sono, del resto, già da alcune settimane nella struttura di Via Tiberio Claudio Felice dopo l’aggiornamento dei dati societari. In poco meno di un anno si tratta della seconda variazione. Dalla tradizionale dicitura Antonio Amato Molini e Pastifici Spa si era passati, con la gestione affidata al siciliano Giudice, alla Mps, Molini e Pastifici di Salerno. Ora la nuova modifica con l’inserimento, sulle confezioni, della Dicado srl, l’azienda creata appositamente dalla Di Martino per gestire l’operazione Amato.
Tra gli obiettivi della Di Martino anche quello di riaprire il molino, assente nei due stabilimenti di Nola e Gragnano. “Era nelle nostre intenzioni e lo abbiamo detto più volte ai sindacati – dice Giuseppe Di Martino – Tra il dire ed il fare, però, c’è sempre una certa differenza. Penso che anche in questo caso servano ancora dei giorni, ma siamo ormai all’alba”. Manca poco, quindi, alla conclusione di una fase particolarmente travagliata. Fino a novembre dello scorso anno, infatti, la produzione era stata assicurata, nonostante il fallimento del’azienda, dalla gestione del siciliano Giudice alla cui scadenza, però, erano seguiti diversi bandi non andati a buon fine con l’intervento della magistratura che sta indagando sul crack del gruppo pastaio. Due iter, comunque, ben distinti, con il Tribunale che ha separato le sorti di stabilimento e marchio (una sorta di bad company stile Alitalia) da quelle della proprietà con l’inchiesta che va avanti.
Alla ripresa produttiva a pieno regime dello stabilimento salernitano, che dovrebbe concretizzarsi nel giro di quale settimana, sono legate anche le speranze di ritorno in fabbrica per altri dipendenti, ora in cassa integrazione oltre ai primi 20 che hanno assicurato le attività durante il periodo estivo.
“Sinora non abbiamo ancora avuto numeri precisi dalla nuova gestione ma, stavolta, siamo fiduciosi sulla serietà dell’operazione – spiega Mimmo Oliva, sindacalista della Cgil Salerno – Non abbiamo ancora avuto certezze su quanti lavoratori torneranno in azienda anche se Di Martino ci ha detto, nell’ultima riunione ristretta che abbiamo avuto, che fino alla fine dell’anno saranno inserite altre unità, sia nella produzione della pasta che per l’attività del molino. Penso che almeno una decina di lavoratori potrebbe aggiungersi ai colleghi che già sono stati riassunti, entro il mese di settembre”.
Le confezioni della pasta Amato
Le confezioni della pasta Amato

Dopo un iter più che travagliato per l’affidamento di stabilimento e bando, con una serie di bandi andati a vuoto, quindi, anche tra i sindacati inizia a trapelare un po’ di cauto ottimismo per la risoluzione positiva della vertenza di un’azienda storica della città di Salerno. Su tutto, però, pesa la riforma Fornero che potrebbe creare qualche apprensione. “A differenza delle prime settimane quando avevamo visto un po’ di tensione, legata alle difficoltà della riapertura, i Di Martino ci sono sembrati in questi giorni più sereni – conclude Oliva – Abbiamo avuto la conferma che hanno iniziato ad investire perché vogliono rilevare definitivene l’azienda. Di certo non potranno tornare al lavoro tutti i dipendenti e per questo abbiamo avviato un tavolo tecnico per studiare la questione. Prima della riforma Fornero potevamo riuscire ad avviare le procedura per il pensionamento per almeno 45 lavoratori, grazie a vari ammortizzatori sociali. Ora dobbiamo ricominciare quasi da zero ma cercheremo di lavorare alla soluzione migliore per salvaguardare l’occupazione ed al tempo stesso aiutare la nuova proprietà a concretizzare il progetto Salerno”. (030912)