A parte la relazione del Comune e quella in arrivo di Italianostra, l’ente di via Tasso ha ricevuto un Perizia da parte dei costruttori che ritengono che l’area non debba essere sottoposta a vincoli, perché degradata ed antropizzata. In sostanza le Chiancarelle potrebbe salvare il Crescent. (120914 Giancarlo Frasca)

A parte la relazione del Comune e quella in arrivo di Italianostra, l’ente di via Tasso ha ricevuto un approfondimento dettagliato da parte dei costruttori. La perizia, presentato dall’avvocato Lentini e dall’ingegnere Cancellario, ha analizzato nel dettaglio la questione, partendo dai primi ricorsi, dettagliando i costi subiti sinora e cercando di proporre un chiarimento sull’aspetto delle autorizzazioni paesaggistiche. In merito al riesercizio motivazionale del potere di determinazione, la Crescent ha sottolineato come l’area fosse degradata prima dell’intervento e fortemente antropizzata, con l’assenza di valori naturalistici, di paesaggio urbano meritevoli di tutela, si legge a pagina 13 della perizia. Cancellario, richiamando tutti i passaggi giudiziari della questione, in particolare sugli appunti relativi al contesto, al rapporto tra edificio e città ed ai colori ricordando a Miccio come lo stato iniziale dei luoghi fosse di elevato degrado con strutture precarie. Una ricostruzione ritenuta necessaria per le nuove determinazioni motivazionali richieste dal Consiglio di Stato che, per la Crescent, si legge sempre nella Perizia, devono partire dal presupposto che l’intervento vada inteso come una riqualificazione urbana in un ambito che aveva irriversibilmente perso i tratti naturali e per i quali non sarebbe più possibile richiedere il ripristino integrale attraverso una inattuabile rinaturalizzazione.. Il contesto, in sostanza, non era quello naturale del territorio costiero ma un diverso contesto urbano totalmente urbanizzato e antropizzato, sino a pochi anni fa assolutamente degradato.
partendo da questi presupposti, quindi, la perizia afferma che alla data del settembre 1985, presa in considerazione dal legislatore l’area fosse già riconoscibile come zona omogenea A che aveva definitivamente perduto, sin dagli anni 60, le originarie caratteristiche naturali per essere considerata fascia costiera tutelata, ai sensi dell’articolo 142 del decreto legislativo 42/04. Essendo delimitata inoltre da strumenti urbanistici, l’area non sarebbe sottoposta a una serie di vincoli, applicabili in caso contrario in una fascia di 300 metri dal la battigia. non sarebbe sottoposta. Nesssun vincolo di natura paesaggistica, inoltre, ci sarebbe, non risultando dichiarazioni di rilevante interesse pubblico per le bellezze naturali o panoramiche non rientrando l’area negli elenchi previsti dalla legge 1497 del 39. Discorso simile per il Fusandola che, sempre per la Perizia, non sarebbe da decenni un corso d’acqua naturale.

Perizia Crescent settembre 2014