Il 4 maggio di 50 anni fa esplodeva la protesta, la rabbia, degli ebolitani. Iniziavano quelle che sono rimaste nella storia locale come ”le quattro giornate di Eboli“. Se n’è parlato ieri all’Hotel Grazia in un’iniziativa organizzata dallo Spi CGIL a cui hanno preso parte il sindaco di Eboli, Mario Conte, Giovanni Tarantino, il segretario generale della CGIL di Salerno Arturo Sessa, Francesco Chiagano, Gerardo Rosania, Damiano Capaccio, Alfonso Andria e il segretario regionale dello SPI CGIL Franco Tavella. La protesta degli ebolitani scaturì dalla decisione, su input del Ministro dell’Industra e del Commercio Ciriaco De Mita e del Governo Rumor, di dirottare la realizzazione di una fabbrica della FIAT da Eboli a Grottaminarda nell’avellinese. La scelta fece scoppiare la protesta che portò all’occupazione della locale stazione della ferrovia e dell’Autostrada SA-RC. Eboli divenne di fatto l’emblema dell’ultima disperata lotta per affermare la “questione meridionale” come “questione nazionale”.
La deputazione salernitana regionale e nazionale dell’epoca seppe unirsi superando le differenti appartenenze nel tentativo – purtroppo non riuscito – di rivendicare gli interessi del territorio e delle comunità: un’occasione di sviluppo e di occupazione mancata che pregiudicò fortemente il futuro della Piana del Sele. Vi furono anche rotture all’interno dei singoli partiti politici: lo strappo dell’On. Vincenzo Scarlato che lasciò clamorosamente la ‘corrente di base’ della DC in polemica con Ciriaco De Mita
Eboli venne bloccata, le barricate sorsero sull’autostrada e sulla Statale 19, venne bloccata la ferrovia. Tutta la città partecipò alla lotta. Il 6 maggio 1974 un immenso corteo degli studenti di tutti gli istituti superiori ebolitani, promosso dagli “Studenti Democratici“, attraversò le strade della città, fra due ali di folla che salutava ed applaudiva, e raggiunse le barricate per dare manforte a chi protestava. Dalle campagne salirono i braccianti, gli uffici si fermarono. Nonostante l’impatto della protesta, gli ebolitani furono presi in giro: la promessa fu quella della sostituzione della FIAT con uno stabilimento della SIR, che avrebbe comportato 3500 posti di lavoro in tutta l’area della Piana del Sele. Ma quella promessa non venne mai mantenuta.