Sono 400 mila le famiglie campane che vivono in aree idrogeologiche critiche. E’ quanto emerge dai dati dell’eborazione effettuata dal centro studi Ance di Salerno sulla base del report di Ance nazionale diffuso nei giorni scorsi che ha analizzato i flussi statistici Cresme, Istat e Ministero dell’Ambiente. (150214 Mimmo Rossi)

Il 19,1% delle abitazioni della Campania è situato in aree ad elevata criticità idrogeologica. In valori assoluti si tratta di 451.132 residenze, nelle quali vivono 1.097.646 persone (409.941 famiglie, il 19% di quelle presenti in Campania). I dati emergono dall’elaborazione effettuata dal Centro Studi ANCE Salerno sulla base del report di ANCE nazionale diffuso nei giorni scorsi, che ha analizzato i flussi statistici Cresme, Istat, Ministero dell’Ambiente. In pratica, si tratta di 166.243 strutture edilizie (il 15% sul totale nazionale). Dal punto di vista della superficie territoriale 2.598 km2 del territorio campano ricadono in aree ad elevata criticità idrogeologica. La problematica investe 504 Comuni della Campania. Se si analizzano gli indicatori statistici relativi al patrimonio residenziale nelle aree ad elevata criticità idrogeologica (2013) nelle quattro Regioni Obiettivo Convergenza (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia), facendo riferimento alle abitazioni si raggiunge il 23,3% delle unità abitative a rischio presenti in Italia. I numeri, però, rispetto alla Campania sono molto più contenuti in Puglia (94.664 abitazioni pari al 4,6% del totale regionale); Calabria (94.361 abitazioni pari al 7,8% del totale regionale); Sicilia (29.442 abitazioni pari all’1,1% del totale regionale). Complessivamente le abitazioni a rischio nelle Regioni Obiettivo Convergenza sono 669.599. Dal punto di vista percentuale la Puglia incide per il 3,3% sul totale Italia, come la Calabria; la Sicilia per l’1%. Per quanto concerne le famiglie residenti ammontano a 566.422: 409.941 in Campania; 71.497 in Puglia (4,5% sul totale); 62.548 in Calabria (7,8%); 22.436 in Sicilia (1,1%). Se si quantifica la popolazione residente in aree ad elevata criticità idrogeologica nelle regioni della Convergenza, si arriva a 1.487.119 abitanti. Dietro la Campania (1.097.646) si ritrovano: Puglia (181.508, 4,5% sul totale dei residenti); Calabria (153.164, 7,8%); Sicilia (54.801, 1,1%). I Comuni all’interno delle regioni della Convergenza che – almeno per una “porzione” del territorio di propria competenza – rientrano nelle aree a rischio sono 1.388 ed incidono per il 20,9% sul totale dei Comuni italiani. Dietro la Campania (504 Comuni) si posizionano: Calabria (409), Sicilia (275), Puglia (200). Se si tiene conto della superficie territoriale considerata a rischio, dietro la Campania seguono: Puglia, 1.372 km2; Calabria 1.157 km2; Sicilia 830 km2 per un totale complessivo (inclusa la Campania) di 5.957 km2. Totale che incide per il 20,2% sul dato complessivo nazionale. “Siamo di fronte ad una situazione emergenziale che non ha bisogno di ulteriori approfondimenti. I numeri per la Campania parlano chiaro. Anche in questo caso la priorità resta l’accelerazione della spesa ed in particolare il rapido utilizzo a livello delle singole Regioni del fondo di 1,6 miliardi di euro disponibili e già autorizzati in termini di cassa con la Legge di Stabilità”. Lo dice il presidente di Ance Salerno Antonio Lombardi, commentando i dati sulle realtà abitative a rischio idrogeologico in Campania. “Ma solo questo intervento – continua Lombardi – non può bastare. Occorre individuare subito nuove risorse per abbattere il rischio idrogeologico. Vanno spesi celermente i fondi europei e bisogna attivare il Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020. E, poi, non si può più perdere tempo: è indispensabile escludere gli investimenti per la prevenzione dal Patto di Stabilità interno degli Enti Territoriali”. “Le priorità che l’Ance segnala da tempo in sede nazionale – conclude Lombardi – sono ben chiare: tempestivo utilizzo dei fondi da parte degli enti finanziati; appalti entro 60 giorni per i progetti prioritari ed attribuzione dei fondi ad un altro soggetto attuatore in caso di inadempienza; gare trasparenti e veloci. Da parte delle imprese occorre lavorare per rendere più ampio ed operativo il tessuto delle aziende specializzate. In tempi di perdurante crisi del comparto delle costruzioni proprio la qualità ed il know tecnico/professionale sono in grado di fare la differenza”. (150214 com)