Dalla gioia per la felice conclusione della loro vertenza, almeno in parte, alla nuova incertezza per il futuro occupazionale. Così è trascorso il Natale dei 130 lavoratori dell’Antonio Amato di Salerno dopo la decisione della Procura di impugnare la decisione del Tribunale Fallimentare di assegnare all’imprednitore siciliano Giudice lo stabilimento della zona industriale in fitto per due anni. Secondo la Procura il fitto sarebbe inopportuno perché Giudice sarebbe tra i creditori del pastificio del capoluogo recentemente fallito. La curatela, però, non si sarebbe costituita, ritenendo l’operazione perfettamente regolare. resta, comunque, l’incertezza tra i lavoratori che già erano in attesa delle decisioni di Giudice. Il piano presentato, infatti, prevede il ritorno al lavoro di 50 persone, inizialmente per assicurare il riavvio della produzione. Del resto anche nei mesi scorsi l’imprenditore aveva impegnato parte della forza lavoro, assicurando l’attività fino al 17 novembre. Ora occorrerà attendere almeno fino al 10 gennaio quando il ricorso sarà esaminato dal tribunale fallimentare in composizione collegiale e, soltanto dopo, a seconda dell’esito, sarà o meno stipulato il contratto di fitto.
Quella di Giudice era stata l’unica offerta presentata il 19 dicembre scorso, data di scadenza della seconda asta. L’imprednitore aveva offerto 30 mila euro al mese per due anni con la prelazione per il futuro acquisto.
Ore di ansia per i lavoratori dell’Antonio Amato di Salerno in attesa di novità sul proprio futuro occupazionale. Il tribunale fallimentare di Salerno riunitosi questa mattina, in composizione collegiale, per esaminare il ricorso della Procura contro l’assegnazione, in fitto, dello stabilimento e del marchio, all’imprenditore siciliano Giudice, si è riservato la decisione. Un atteggiamento contestato dai dipendenti dello storico pastificio che hanno chiesto l’intercessione del nuovo prefetto Monaco oltre che della Questura affinché ci siano tempi certi. Da questa decisione dipende la riapertura dell’azienda ferma, ormai, dallo scorso 17 novembre.
La Procura, alla vigilia di Natale, aveva deciso di impugnare la decisione del Tribunale Fallimentare di assegnare all’imprenditore siciliano Giudice lo stabilimento della zona industriale in fitto per due anni. Il fitto sarebbe ritenuto inopportuno perché Giudice sarebbe tra i creditori del pastificio del capoluogo recentemente fallito. La curatela, però, ha ritenuto l’operazione perfettamente regolare.
Il piano presentato prevede il ritorno al lavoro di 50 persone, inizialmente per assicurare il riavvio della produzione. Del resto anche nei mesi scorsi l’imprenditore aveva impegnato parte della forza lavoro, assicurando l’attività fino al 17 novembre.
Quella di Giudice era stata l’unica offerta presentata il 19 dicembre scorso, data di scadenza della seconda asta. L’imprenditore aveva offerto 30 mila euro al mese per due anni con la prelazione per il futuro acquisto. Questa mattina, però, alla Curatela sarebbe arrivata un’altra offerta, da parte del pastificio Baronia per ora ritenuta irricevibile perché giunta fuori dai termini fissati dal bando. Baronia ha proposto un fitto per due anni a 35.000 euro mensili con il reimpiego iniziale di 50 lavoratori.