Ancora un duro colpo al traffico internazionale di stupefacenti tra i porti europei e quelli italiani da parte degli uomini della squadra Mobile di Salerno. Cinque i fermi effettuati tra Scafati e Terzigno su disposizione della Procura di Salerno, Direzione Distrettuale Antimafia ed in un carcere francese. Un’operazione nata dopo il sequestro di 1.300 kg di hashish nel porto di Civitavecchia. (270114)

Ad un mese e mezzo dal sequestro di 1300 chilogrammi di hashish nel porto di Civitavecchia, su un tir proveniente dalla Spagna, gli uomini della Squadra Mobile di Salerno sono riusciti a risalire ai vertici di una organizzazione che gestiva il traffico internazionale di sostanze stupefacenti verso l’Italia. 5 i fermi che sono stati eseguiti dalla Polizia su disposizione della Procura di Salerno per la quale ci si troverebbe di fronte soltanto alla punta dell’iceberg. A capo di tutto un 50enne di Gragnano, Liberato Spera, detenuto in un carcere francese, che con gli altri aveva messo in piedi un’organizzazione che si occupava dell’intero sistema, dall’acquisto dello stupefacente, all’importazione in Italia con la propria impresa di trasporti, alle successive aste che si tenevano nei locali di Scafati alle quali partecipavano diversi gruppi criminali del territorio campano, anche di spicco che, in tal modo, cercavano di evitare ai controlli delle forze dell’ordine non esponendosi direttamente. Altre due le persone coinvolte, anche loro detenute, un 33enne di Sant’Antonio Abate, Vincenzo Sicignano, ed un 32enne di Poggiomarino, Francesco Ciaramella.
Viste le dimensioni dell’organizzazione, dalle cifre impegnate ai quantitativi di droga importata in Italia, i mercati di spaccio potrebbero anche andare oltre la Campania. A parte i carichi intercettati, infatti, ci sarebbero stati altri viaggi ognuno dei quali per trasportare dai 10 ai 15 kg di cocaina. La decisione di operare i fermi è stata adottata per evitare la possibile fuga propiziata, secondo la procura, anche da informazioni rivelate da alcuni legali.
A ribadire l’importanza dell’operazione, a parte le cifre investite, anche le modalità adottate con il presunto capo dell’organizzazione che gestiva il tutto utilizando un telefono cellulare dal carcere francese dove si trova attualmente detenuto.