Negli ultimi anni il turismo in Campania e nella città di Salerno ha conosciuto un notevole incremento nel numero di presenze, grazie a politiche ed eventi che hanno incuriosito e attratto viaggiatori italiani e non. I dati forniti dall’Abbac (Associazione Bed & Breakfast e Affittacamere Campania) e dall’Osservatorio Otei sulla stagione estiva ormai praticamente conclusa, tuttavia, mostrano per la prima volta dopo lungo tempo una flessione anche del 20% in alcune zone della regione. Fattori esterni, ma anche diverse criticità legate al territorio stesso, sono le principali cause di questo calo.

Come nota la stessa Abbac a margine dei dati registrati sul territorio, non si può parlare di una vera e propria crisi quanto più di un quadro in chiaroscuro, poiché a fronte di un generalizzato calo degli arrivi turistici sembra migliorare la qualità dei soggiorni: a Napoli, per esempio, se in passato i turisti si fermavano generalmente per una sola notte, visitando rapidamente la città per poi spostarsi in altre zone della regione, oggi la media di permanenza dei viaggiatori è di 2,5 notti per soggiorno, un dato che contrasta e recupera il calo del 10% dei pernotti in valore assoluto e che mette in evidenza i passi in avanti fatti dal capoluogo partenopeo in termini di offerta turistica e sicurezza.

Buona risulta essere anche l’esperienza complessiva dei turisti che arrivano in Campania, che stando alle recensioni lasciate on line sui principali siti di settore, come Tripadvisor e Booking, appaiono soddisfatti dell’accoglienza e della bellezza dei luoghi pur sollevando diverse criticità. Proprio sui punti deboli – di cui molti di vecchia data – sono chiamate a interrogarsi le istituzioni e gli enti preposti al turismo per ridare pieno slancio a un’offerta potenzialmente esplosiva ma costantemente bloccata da carenze e difficoltà.

Se da un lato la Campania e l’Italia in generale pagano dazio alla concorrenza di aree più a basso costo per il turismo balneare, come i balcani, la Grecia e il Nord Africa, le problematiche interne che impediscono al turismo campano di decollare sono ben più articolate. Scarsa organizzazione turistica, infrastrutture e servizi spesso carenti, una diffusa percezione di sicurezza e legalità, ma anche i difficili collegamenti tra i vari punti della regione, specie con i mezzi pubblici, rappresentano fattori dall’enorme peso sulle decisioni dei viaggiatori.

Non meno importante, poi, è il quadro ambientale di una regione che tuttora si trova a fare i conti con periodiche emergenze rifiuti, roghi tossici e mare non balneabile in molti punti della costa (ai quali per fortuna fanno da contraltare le 18 bandiere blu assegnate in Campania per il 2019), tutti elementi che i turisti valutano attentamente prima di scegliere la località delle proprie vacanze.

Come sottolinea il presidente dell’Abbac Agostino Ingenito, la Campania paga ancora una mancanza di visione strategica e di dialogo tra enti pubblici e privati, una situazione che finisce per bloccare lavori importanti, adeguamenti delle linee di trasporto pubblico e numerosi servizi offerti ai cittadini e ai turisti con ricadute anche gravi su aree che dovrebbero essere tutelate e protette, come la Penisola Sorrentina e la Costiera Amalfitana.

Per uscire da questa situazione sarebbe dunque necessario un dialogo serio tra le parti, per pianificare al meglio l’utilizzo delle risorse europee e puntare sulla crescita qualitativa dell’offerta, migliorando anche i collegamenti con le altre regioni italiane e con l’estero, un aspetto quest’ultimo a cui l’ampliamento dell’aeroporto di Salerno potrebbe dare una spinta importante.

Tra i fattori che potrebbero favorire un maggior afflusso turistico anche al di fuori della stagione estiva, inoltre, sicuramente una migliore valorizzazione dei beni storici e culturali rappresenterebbe un’importante leva. Al di là dei siti già ampiamente conosciuti, come Pompei, la Reggia di Caserta o i templi di Paestum, la Campania offre infatti un patrimonio enorme da questo punto di vista. La stessa città di Salerno, per esempio, vanta un potenziale di grande valore, che include ville e palazzi storici, come Palazzo Fruscione e Palazzo Carrara, quest’ultimo già sede del soggiorno in città dell’avventuriero e seduttore Giacomo Casanova, conosciuto anche per le sue avventure nelle case da gioco, così come musei e giardini, primo fra tutti il Giardino della Minerva, sede storica della famosa Scuola Medica Salernitana.

Destagionalizzare l’offerta puntando su pacchetti in grado di integrare le diverse proposte della regione, dal turismo naturalistico a quello termale, fino ai percorsi storici e religiosi, potrebbe essere un’importante chiave di volta per dare una svolta definitiva all’intero comparto, ma ciò richiede attenzione da parte delle istituzioni e la piena collaborazione dei privati, aspetti a cui la Campania, se vuole tenere il passo delle altre aree turistiche, oggi non può più rinunciare.

 

Di alfonso