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Baia è una piccola cittadina antica romana situata sulla costa nord-ovest del golfo di Napoli e che è entrata nei cuori dei turisti di tutto il mondo dopo il documentario del 2019 della BBC.

Ai tempi era una città alla moda, una specie di resort dove i romani potevano praticare il famoso otium. Addirittura, verso la fine della Repubblica romana era considerata superiore a Capri, Pompei ed Ercolano per i ricchi, che vi costruivano ville all’ultimo grido, Giulio Cesare e Nerone furono alcuni di questi.

Metà della cittadina fu più tardi sommersa dal mare per via dell’attività vulcanica della zona, che continua incessantemente ad alzare ed abbassare il terreno. Le ultime tecnologie hanno poi reso possibile lo studio delle sculture ed edifici presenti sott’acqua. Il livello dell’acqua dov’è presente Baia oscilla tra i tre e i sei metri ed è proprio per questo che basta nuotare in quelle zone per vedere la cittadina, i suoi mosaici e le sue sculture. Tuttavia, in tutti questi secoli le statue non ricoperte dalla sabbia si sono decomposte con il tempo per via degli organismi marini. Ora, infatti, è possibile vedere delle statue finte in mare, poiché quelle originali sono state prelevate ed esposte al Museo Archeologico. Il resto, le mura e i mosaici, sono ancora quelli originali e per questo bisogna trovare un modo per poterli conservare anche per il futuro.

Negli anni sono stati tanti i documentari su questa città sommersa, dato che era necessario accrescere la consapevolezza in modo da poter dedicare i fondi necessari agli archeologi e ingegneri che lavoravano in questa area. Infatti, il loro è un lavoro contro il tempo: stanno cercando come proteggere Baia per le future generazioni dato che sott’acqua vanno incontro ad un costante decomponimento.

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L’Impero Romano nei suoi massimi momenti di espansione è arrivato ad abbracciare porzioni di territorio europeo vastissime. A est si sono spinti fino alla Siria e alla Cappadocia, annesse nell’ultimo secolo a.C. e nel primo d.C.; a sud sono arrivati a comprendere tutta la costa nord dell’Africa, con Alessandria d’Egitto che divenne la seconda città più popolosa dell’intero Impero Romano con i suoi 300mila cittadini liberi. A nord invece si sono spinti fino alla Normandia, lasciando indietro cittadine in cui ancora oggi si respira la cultura dell’Impero romano e la si riscontra materialmente nella costruzione delle strade e dei ponti.

Se non siete amanti delle immersioni, è anche possibile solo ammirare la parte ancora sopra il livello del mare di Baia, anche se ciò che rende questa città diversa da qualsiasi altra cittadina romana è proprio la peculiarità di trovarsi sotto acqua. Forse la costruzione più importanti della Baia fuori dall’acqua è il Tempio di Mercurio, un tempio dal diametro di 21,5 metri, un miracolo dell’ingegneria romana prima della costruzione del Pantheon a Roma nel 128 a.C.. Era stato progettato per includere un frigidario, un bagno in acqua fredda tipico delle terme antiche romane, dal quale abbiamo la prova che davvero Baia era una cittadina termale che attirava i più ricchi tra i romani. Molto interessanti sono altri due tempi, quello di Diana e quello di Venere. Il primo è a forma ogivale e molto suggestivo in quanto per metà è distrutto, il suo scopo era quello di catturare i vapori che venivano dal terreno sottostante e veniva appunto usato come bagno termale. Il secondo invece è a forma ottagonale e si trova 3 metri sottoterra, ha 8 arcate e un balcone all’interno che si affacciano su una piscina.

Baia è un vero e proprio gioiello romano ed ha affascinato per secoli artisti internazionali per via del suo destino tragico, ma che gli ha dato notorietà. Infatti, era diventato un topos abbastanza ricorrente della poesia romantica ottocentesca, basti ricordare la “Ode di Maggio” di John Keats e “Ode al Vento dell’Ovest” di Shelley. Anche nei secoli successivi non è stata da meno, fino ad arrivare al giorno d’oggi, quando speriamo che con la conoscenza di questo posto da parte della comunità sarà possibile salvarlo da un destino tragico di decomposizione.

Di alfonso