Dopo decenni di disattenzioni e colpevoli silenzi su una delle pagine più importanti della storia contemporanea italiana e mondiale, sembra essersi improvvisamente accesa l’attenzione sugli eventi della seconda guerta mondiale. Un periodo che vide il salernitano al centro dell’attenzione con lo sbarco alleato sulle coste del golfo prima e la decisione di scegliere Salerno come prima capitale dell’Italia liberata. E così se oltreoceano da sempre la battaglia di Salerno viene ricordata da centinaia di migliaia di persone ogni anno e gli americabi vi hanno anche dedicato una base militare, in Campania quella pagine di storia era finita nel dimenticatoio o quasi. Ora, però, le cose sembrano cambiate e ben tre città stanno per inaugurae un museo dedicato allo sbarco, Salerno, Eboli e Capaccio, come ricordato nelle scorse settimane dal quotidiano Il Corriere del Mezzogiorno. In mezzo anche un braccio di ferro per i reperti da esporre che ha coinvolto anche un carro armato Sherman DD esposto nel museo di Piana delle Orme a Latina al centri di una battaglia rlegale. Dalla provincia di Salerno, dove il carro è rimasto inabissato per 58 anni, si sta cercando di riavere indietro il mezzo militare americano sostenendo che la vendita avvenuta dieci anni fa non sarebbe legittima.
Il museo di Latina, però sembrerebbe tutt’altro che intenzionato a cedere come pubblicato dal quotidiano Il Messaggero e ripreso da Latina24ore: “Faremo di tutto per difendere il nostro carro armato, sul quale abbiamo investito denaro e competenze specifiche per renderlo un gioiello perfettamente funzionante, un pezzo unico – spiega la direttrice del museo Piana delle Orme, Alda Dalzini – Facile volerlo adesso dopo che lo abbiamo interamente restaurato. Ogni parte è stata smontata, ripulita e trattata con particolari componenti chimici passivanti. Il Tank Museum di Bovington in Inghilterra ha collaborato al restauro fornendo i piani costruttivi e i particolari del carro DD. Alcune parti del motore sono state sostituite con ricambi originali, smontati e ripristinati tutti gli ingranaggi e i meccanismi di movimento”.
Una vicenda destinata a finire nelle aule di un tribunale visto che l’avvocatura dello Stato ha avviato una causa civile per tentare di ottenere il mezzo che fu acquistato da Piana delle Orme con il via libera, all’epoca, della Soprintendenza per i beni archeologici.
Questa, comunque, la storia del carro armato ricordata dal sito internet laziale:

Ta il 5 e il 20 luglio del 1944, nelle acque del Golfo di Salerno, affondò un carro armato anfibio Sherman DD. Il carro era destinato al Centro Addestramento di Battipaglia dove era di stanza il 753° Tank Battallion del VI Corpo d’Armata, che si preparava all’ormai prossimo sbarco nella Francia meridionale (operazione Dragoon). A Battipaglia aveva sede un centro di addestramento (ITC – Invasion Training Center) presso il quale gli equipaggi dei battaglioni corazzati venivano addestrati all’uso dei nuovi carri anfibi Sherman DD che vennero usati per la prima volta in Normandia il 6 Giugno 1944. Il corso aveva la durata di tre settimane.

Arma segreta degli americani. Lo Sherman DD ha una storia particolarissima. Intanto, la sua esistenza era del tutto ignota anche agli stessi archivi dell’esercito statunitense: doveva essere l’arma segreta per lo sbarco in Normandia. Dopo breve tempo dalla sua scoperta in data 18 maggio 2002 il carro armato fu recuperato a Salerno per essere interamente restaurato a Latina. Esso costituisce uno dei 3 carri di questo tipo attualmente esistenti, ma l’unico funzionante. Non fu un protagonista dello Sbarco di Salerno, ma un mezzo a disposizione del battaglione corazzato americano che in seguito lì si insediò in attesa del grande sbarco in Normandia. Il carro affondò durante una manovra di esercitazione: urtò contro una struttura della nave da cui stava discendendo in acqua, e l’urto sfondò la paratia di galleggiamento che rapidamente si allagò. Purtroppo non tutti gli uomini a bordo ebbero il tempo di salvarsi. Uno di loro perì. E il carro sarebbe rimasto sul fondale sabbioso per 58 anni. Erano i giorni tra il 5 e il 20 luglio 1944.

Il ritrovamento del carro va attribuito ad un gruppo di amici di Salerno, appassionati subacquei, che informarono la U.S. Navy della scoperta. Dagli USA giunse la nave recupero e salvataggio “Grasp” per recuperare il DD e trasferirlo presso il museo di Fort Knox. L’operazione (documentata in un filmato realizzato dalla B&B Film) non ebbe però successo e il carro ritornò sul fondo del mare. Il 18 maggio 1998, dopo gli accordi stabiliti con la B&B Film (che ha l’esclusiva delle immagini relative al recupero e al restauro dell’anfibio), Piana delle Orme effettua il recupero. La Capitaneria di Porto di Salerno ha coordinato le operazioni.

Il restauro si è dimostrato notevolmente impegnativo. Ogni parte è stata smontata, ripulita e trattata con particolari componenti chimici passivanti. Il Tank Museum di Bovington in Inghilterra ha collaborato al restauro fornendo i piani costruttivi e i particolari del carro DD. Alcune parti del motore sono state sostituite con ricambi originali; smontati e ripristinati tutti gli ingranaggi e i meccanismi di movimento. Ripristinato anche il sistema Duplex Drive: le valvole gonfiano i manicotti in gomma, si alza il telo e i cingoli muovono con le eliche.

I NUMERI DEL RESTAURO:
693 gli SHERMAN DD prodotti complessivamente da marzo 1944 a febbraio 1945;
3 i D.D. esistenti: uno è in Normandia, l’altro in Inghilterra, il terzo è a Piana delle Orme,
l’unico ad essere completo e perfettamente funzionante;
58 gli anni in cui lo SHERMAN DD è rimasto in fondo al mare;
24 i metri di profondità in cui si trovava lo SHERMAN DD nel Golfo di Salerno;
35,55 tonnellate il peso del carro appena fuori dall’acqua;
16 le ore di viaggio per trasportare lo Sherman DD da Salerno al Museo Piana delle Orme;
6.000 le ore di lavoro necessarie al restauro;
500 i cm3 cubi di fango e sabbia asportati dall’interno dello scafo;
200 i litri d’olio usati per il cambio e il differenziale;
100 i metri di tubolare di ferro necessari per ricostruire il telaio di galleggiamento;
95 i metri di tubolare di gomma necessari a ricostruire i manicotti gonfiabili;
60 i metri quadrati di telo gommato necessari per ricostruire una metà della cintura laterale
4 gli SHERMAN conservati complessivamente nel Museo Piana delle Orme. (dati del Museo) (270812)

Un pensiero su “Latina dice no a Salerno. Lo Sherman resta al Piano delle Orme”
  1. il classico caso in cui una citta’recrimina qualcosa che,se fosse stato per lei sarebbe marcito.svegliatevi che la guerra,per l’appunto è finita e ca nisciuno è fesso,per dirla come lo di te voi

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