Il piccolo centro di Santa Marina, nel golfo di Policastro, si è stretto attorno alla famiglia di Francesco Cetrola, il militare salernitano che, al momento dell’incidente avvenuto ieri sera nel porto di Genova, era nella sala operativa della Capitaneria nella torre abbattuta dalla portacointainer Jolly Nero

Santa Marina, il piccolo centro a sud della provincia di Salerno, si è stretto, sin da questa mattina, attorno alla famiglia Cetrola. Francesco, 38 anni, primo di tre fratelli, originario del comune del golfo di Policastro è stato, infatti, uno dei due militari dati per dispersi nell’incidente avvenuto ieri sera nel porto di Genova dove una nave porta container, forse per un’avaria ai motori, si è schiantata contro la torre di controllo dello scalo.
Al momento dell’impatto Francesco Cetrola si trovava nella Sala operativa della Capitaneria di porto. A quell’ora, poco dopo le 23, era in corso il cambio turno e, quindi, c’era un maggior numero di personale presente. Il corpo non è stato inizialmente ritrovato. Da tempo non viveva più nel suo paese, essendo impegnato con la Marina da diversi anni. Prima di lavorare a Genova aveva prestato servizio a La Spezia. Nel centro del golfo di Policastro vive la madre, da anni sola dopo la morte del marito, che è stata contattata in mattinata dalla Capitaneria di Porto ed è partita subito per la Liguria. Tutto il paese, invece, ha seguito a distanza gli eventi genovesi, in attesa di possibili notizie positive, ad iniziare dal sindaco Dionigi Fortunato che conosceva il militare.
Dionigi Fortunato
Le operazioni dei soccorritori sono state particolarmente difficili, per le macerie della strutture. Almeno una cinquantina le persone impegnate nelle ricerche, tra loro sommozzatori, Vigili del fuoco ed unità cinofile. Un pontone meccanizzato è stato portato nella zona della torre crollata. Con l’urto il portacontainer ha provocato il crollo di un’intera palazzina mentre la torre di controllo è rimasta inclinata in acqua di circa 45 gradi rispetto al suolo. Gli ultimi tre corpi che sono stati recuperati dai sommozzatori della guardia costiera erano nell’ascensore. Le vittime identificate sono sette: il pilota Maurizio Potenza, 50 anni, del porto di Genova (che in un primo momento era stato dato per sopravvissuto), Michele Robazza, 41 anni di Livorno, pilota del porto di Genova; Daniele Fratantonio, 30enne di Rapallo; Davide Morella, 33enne originario di Biella (e non di Bisceglie come sembrava inizialmente), e Marco De Candussio, 40 anni, originario di Barga (Lucca) e Giuseppe Tusa, 25 anni, di Milazzo. Questi ultimi 4 erano militari della Capitaneria di porto. Morto anche Sergio Basso, 50 anni, di Genova, dipendente della società Rimorchiatori Riuniti. Dispersi, invece, due uomini della Capitaneria. Oltre al salernitano Francesco Cetrola, di 38 anni, il sergente Gianni Jacoviello, 33 anni, di La Spezia.

LA NAVE ERA DIRETTA A NAPOLI
La ‘Jolly Nero’, che ha urtato ieri sera un molo del porto di Genova, era diretta a Napoli e avrebbe poi fatto rotta per Port Said, Aqaba, Jeddah, Abu Dhabi, Gibuti, Suez, Misurata, Castellon. La nave ha una stazza lorda di 40.594 tonnellate, netta di 17.083 tonnellate; ha una lunghezza di 239,26 metri e una larghezza di 30.50 metri. La Jolly Nero è della flotta della ‘Ignazio Messina & C’, che ha sede a Genova, composta da 14 navi di proprietà e bandiera italiana, più alcune altre noleggiate, tutte specializzate ro-ro container, che fanno della Messina “il secondo operatore ro-ro container al mondo”. Tutte di diversa capacità e tonnellaggio, sono in grado di trasportare contenitori e special equipment, veicoli rotabili di ogni genere, auto e carico ‘unitizzato e convenzionale’. La compagnia ‘Ignazio Messina & C’ – si legge sul sito della società – svolge attualmente servizi di linea tra i principali porti del Mediterraneo (Genova, Marina di Carrara, Napoli, Marsiglia, Barcellona e Castellon) ed il Mediterraneo Orientale, il Nord d’Africa, l’Africa Occidentale, il Sud Africa, il Medio Oriente ed il sub-Continente Indiano. (080513)