Nata inizialmente nella Valle dell’Irno nella prima metà dell’800, dal 1961 le Fonderie Pisano operano nell’attuale sede di Fratte, dando lavoro a 140 operai. Da oltre vent’anni, però, l’azienda è al centro delle polemiche per la vicinanza con il centro abitato per le emissioni in atmosfera. Dopo aver incontrato il sindaco De Luca, il Comitato Salute e Vita torna a chiedere un piano preciso per la delocalizzazione, ribadendo di non volere la chiusura per non mettere a rischio i lavoratori. Il problema, però, è reperire un’area di quasi 200 mila metri quadrati. Il Consorzio Asi, che gestisce buona parte delle aree industriali della provincia non ha ancora ricevuto alcuna richiesta. L’unica possibile soluzione sarebbe quella del Cratere. (260414)

Estesa su una superficie di 180 mila metri quadri di cui 30 mila al coperto, circa 50.000 mq di piazzali asfaltati e depositi all’aperto e circa 100.000 mq a verde e di espansione futura, le Fonderie Pisano di Fratte di Salerno, al confine con la Valle dell’Irno, rappresentano dalla metà dell’800 un punto di riferimento, a livello nazionale e non solo, nella produzione di chiusini in ghisa, oltre che fusioni per conto terzi, come supporti, scatole, ingranaggi, dischi freno, materiale ferroviario ed altro. Un percorso industriale nato con i Borbone a Baronissi, quando il territorio salernitano era definita la Manchester delle Due Sicilie, con un numero di fabbriche e di addetti, sia in campo siderurgico che tessile, maggiore del Piemonte, prima di spostarsi al centro di Salerno e, quindi, a Fratte nel 1961. Una realtà alla quale fa da contr’altare oltre vent’anni di proteste, per i possibili contraccolpi sull’ambiente e la salute per la vicinanza dei centri abitati. Diverse le denunce e leinchieste che nel corso degli anni hanno interessato l’azienda che dà lavoro a 140 operai. Lavoratori in attesa di conoscere il proprio destino sopratutto dopo l’apertura da parte dell’amministrazione comunale di Salerno nei confronti del Comitato Salute e Vita che si batte per la delocalizzazione delle Pisano. Un problema non da poco per le dimensioni dell’azienda. La zona industriale del capoluogo è di fatto satura anche alla luce della duplice natura, anche commerciale, sancita dalle normative vigenti. Il Consorzio Asi, che gestisce l’area, insieme con quelle di Battipaglia, Mercato San Severino, Cava, Fisciano, Buccino, Oliveto, Palomonte e Contursi si è però detta pronta ad un incontro per valutare ogni possibile soluzione alternativa. A tutt’oggi, però, nessuna richiesta ufficiale è giunta dalla proprietà delle Fonderie con la difficoltà ulteriore che l’azienda non insiste in area Asi. Le uniche aree dove sembrerebbe possibile recuperare terreni di notevoli dimensioni potrebbero essere nel Cratere salernitano ma, in ogni caso, non sarebbe possibile un affidamento diretto. L’azienda, in sostanza, dovrebbe partecipare ad un bando. Dopo il primo che ha assegnato quasi tutte le aree a disposizione, un altro partirà nei prossimi mesi. L’asi, quindi, resta alla finestra, non avendo poteri di pianificazione industriale.

Sullo sfondo le battaglie dei comitati che hanno ribadito di essere contrari ad una semplice chiusura per non mettere a rischio i posti di lavoro, purché si predisponga un piano serio di delocalizzazione. Sul futuro dell’area di Fratte, tra l’altro, da anni si ragiona su nuove destinazioni. I primi progetti risalgono ad oltre 10 anni fa, mentre è del 2011 l’ipotesi, sulla quale sta lavorando (con incarico del 2007) lo studio salernitano di Donato Cerone, che prevede una torre sostenibile per uffici al posto della fabbrica con altri corpi destinati ad accogliere funzioni come residenze, una scuola ed un centro commerciale. Un progetto all’insegna del verde e delle tecnologie sostenibili alla cui base, però, resta la delocalizzazione dell’azienda per evitare che si perdano altri posti di lavoro in una realtà, come quella salernitana, diventata un vero e proprio deserto produttivo.