Ricorso al Tar del Lazio da parte del Venezia contro la decisione della Lega di B di fissare i play out per il 5 ed il 9 giugno. La società del presidente Tacomina ha avuto parole molto dure nei confronti del caos che sta caratterizzando quest’anno la serie cadetta nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina.

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“Ci erano state date tutte le rassicurazioni possibili e immaginabili che saremmo stati salvi – così il direttore generale Dante Scibilia – É stata resa esecutiva la decisione di primo grado del TFN, sono stati fatti giocare i playoff e sono stati annullati i playout. Adesso in due giorni ci viene comunicato a distanza di 20 giorni che dobbiamo scendere in campo in spregio a qualsiasi regolamento, con un cambio incredibile di rotta del presidente Mauro Balata che decide i playout autonomamente senza convocare il Consiglio direttivo come da statuto. Il peggio del peggio del nostro paese è qui, si tratta il Venezia come l’ultima realtà provinciale. Ci tuteleremo in tutte le sedi competenti. Ho letto dichiarazioni del presidente Gabriele Gravina in cui si minacciano sorprese a coloro che cercheranno di tutelare i propri diritti. Sono dichiarazioni gravi che ad oggi non sono state smentite. Voglio pensare che vista la storia di Gravina siano state riportate in modo errato, ma non ci sono state smentite. Siamo uno stato di diritto o sbaglio? Ad oggi l’unico atto uscito è quello del presidente federale, impugneremo al Tar questa decisione. Oggi siamo la vittima di tutto questo sistema e che vede il Venezia agnello sacrificale. Dopo tre giorni eravamo pronti a fare i playout, ci è stato detto che non dovevamo farli e che non potevamo intervenire in alcun grado di giudizio. Dopo venti giorni improvvisamente ci dice che dobbiamo giocare, ma stiamo scherzando? Non scenderemo in campo? Come società adiremo tutte le vie legali per tutelarci, Cosmi e i giocatori faranno le loro valutazioni. Il presidente decide di fissare le date il 5 e il 9 Giugno e non si preoccupa che l’Assemblea di Lega ha deliberato all’unanimità che non si potesse giocare nelle finestre delle Nazionali. Il 5 Giugno non è una data percorribile per noi e abbiamo impugnato al TAR questo provvedimento. Siamo l’agnello sacrificale per nascondere tutto”.
Dichiarazioni di fuoco anche da parte del tecnico Serse Cosmi: “Io parlerò di calcio, so che è una fatica enorme ma il mio mestiere mi impone di farlo. Non voglio sviare da commenti e giudizi non perché non abbia le capacità per poterle capire o per poterle giudicare, ma voglio solo far notare che dal 12 maggio siamo partiti con la consapevolezza di dover disputare i playout. In quel momento dopo aver battuto il Carpi, eravamo felici e abbastanza in fiducia di quello che stava accadendo. C’erano già le date stabilite e avremmo dovuto affrontare la Salernitana. Eravamo in una condizione positiva, non dico che avremmo vinto ma eravamo in una condizione positiva. Tre giorni dopo leggo il comunicato con la classifica esecutiva e ho chiesto conferma che tutto questo fosse definitivo. Ci viene detto che non dobbiamo preoccuparci. Sui giornali ho letto alcune imprecisioni, dire che ci siamo allenati regolarmente è una grande cazzata. Chi ha tirato un calcio d’angolo o ha fatto una partita di calcetto sa cosa significa preparare una partita, non è stato così. Ci siamo allenati in maniera saltuaria, ci sono otto giocatori in scadenza di contratto e nove giocatori in prestito, inevitabilmente si fanno certo discorsi. Alcuni hanno riportato anche le scarpe a casa. La prima sentenza è stata rimandata, abbiamo dovuto prolungare la nostra permanenza mentre ci dicevano che tanto non sarebbe cambiato nulla. Io non chiedo di non giocare, non è nelle mie facoltà. Ma dico solo che i toni utilizzati siano incredibile, faccio l’allenatore e rispetto il mio ruolo, ma faccio fatica a commentare certe cose che vengono detto. La dignità è un valore che prescinde dall’aspetto economico. Nell’eventualità che si disputino i playout non ci sono stati i presupposti per averli preparati nel modo giusto. O con i requisiti minimi. Non voglio sentire dire che alla fine decide il campo, questo non è calcio. È possibile dire che Salernitana-Venezia abbia attendibilità in queste condizioni? Nessuno ha detto in tutta Italia che ci non ci sono le condizioni sportive per giocare. Possibile che nessuno lo dica? Come si fa a giocare dopo 25 giorni? I nostri tifosi chiedono di rispettare la nostra maglia non giocando, pensate a che paradosso siamo arrivati. La gente deve capire cosa sta succedendo. Vorrei parlare col signor Gravina e col signor Balata. Non sappiamo neanche se possiamo andare a Salerno in aereo perché non ci sono 50 posti. Farò quello che mi dice la Società”.
Ricorso al Tar a parte, sembra difficile l’ipotesi dello sciopero dei calciatori, notizia che continua a circolare. A rivelarlo in conferenza stampa il difensore ligure Matteo Bruscagin, che ha rappresentato la squadra.“L’11 maggio eravamo felici di poter giocare i playout dopo aver vinto una partita a Carpi in cui eravamo praticamente retrocessi. Arrivavamo di slancio dopo 3 risultati utili nelle ultime 3 partite e nessuno di noi ha mai chiesto di non giocare il 19 e il 26 Maggio. Ci è stato detto che eravamo salvi e che non avremmo giocato quei playout. Abbiamo giocatori in scadenza di contratto che pensavano già al prossimo anno, abbiamo giocatori come Zigoni e Di Mariano che sono andati a curarsi. In tutto questo il 30 Maggio ci viene detto che cinque giorni dopo dobbiamo andarci a giocare i playout, ci giochiamo le nostre carriere, i nostri contratti, il nostro futuro. Non potevamo preparare i playout perché non sapevamo se avremmo giocato e con chi avremmo giocato. Secondo voi queste sono condizioni sportive etiche normali? Damiano Tommasi è qui, abbiamo parlato con i giocatori della Salernitana, ma secondo noi non c’è mai stata la volontà comune di fare qualcosa di eclatante assieme. Cosa facciamo, ci asteniamo da soli e poi perdiamo la partita a tavolino e veniamo squalificati 5-6 mesi? Si è parlato di dignità tolta ai nostri colleghi, a noi chi la restituisce la dignità per dover preparare una partita in cinque giorni quando ci si gioca un match. Viste le parole di Gravina che ha minacciato società, calciatori cosa dobbiamo fare? Non andare in campo? Avremmo tutto da perdere, siamo incatenati. Non ci stiamo giocare la partita a queste condizioni, non ci è mai passato per la testa di sfruttare questa situazione. Se ci avessero detto il 13 Maggio di giocare il 30 Giugno lo avremmo fatto. Ma sapendolo prima, non sei giorni prima”.(310519)