Aveva ramificazioni anche in alcune regioni meridionali l’organizzazione criminale, scoperta dalla Polstrada di trento, per far ottenere le patenti false agli stranieri che non sanno l’italiano, pagando da 1.500 a 4.000 euro per passare l’esame. Lo facevano con risposte ricevute all’auricolare, perché le domande al computer venivano lette da una microtelecamera nascosta in un bottone della camicia del candidato. Tre gli arresti, otto le persone ai domiciliari su ordinanza della Procura di Trento. Giro d’affari stimato in 200.000 euro in due mesi.
L’indagine, coordinata dalla pm Maria Colpani e condotta dalla Sezione Polizia Stradale di Trento, trae origine dalla segnalazione di un anomalo flusso di cittadini stranieri, soprattutto di origine pachistana, presso la Motorizzazione civile per sostenere gli esami per il conseguimento della patente di guida di categoria B. Gli accertamenti della Polstrada hanno permesso di individuare, in diverse occasioni, cittadini stranieri che cercavano di sostenere e superare l’esame teorico per il conseguimento della patente di guida utilizzando metodi fraudolenti. In particolare gli stranieri venivano sorpresi mentre nascondevano dei complessi sistemi di ripresa video e trasmissione/ricezione audio in modo da fornire le risposte esatte a chi chiedeva informazioni sui quesiti d’esame.
La scorsa primavera la Sezione Polizia Stradale di Trento ha messo sotto controllo una serie di utenze telefoniche mobili, accertando che il fenomeno era assai complesso e ramificato sul territorio nazionale attraverso una vera e propria organizzazione criminale dedita al reclutamento dei candidati al superamento dell’esame teorico per il conseguimento della patente di guida B. Candidati, spesso, non perfettamente a conoscenza della lingua italiana e del tutto ignari delle norme che regolano la circolazione stradale. In poco più di un mese sono stati scoperti oltre 50 esami sostenuti con modalità illecite, con la conseguente valutazione dell’impatto che tale fenomeno può avere sulla sicurezza della circolazione stradale. Al termine dell’indagine, accogliendo le richieste avanzate dal pm, il gip ha disposto l’applicazione delle misure della custodia in carcere per i promotori dell’associazione a delinquere, di origine pachistana, mentre per gli altri sodali l’obbligo di dimora con divieto di allontanamento, senza autorizzazione, dal proprio Comune.
Nel corso delle perquisizioni è stato scoperto un vasto materiale, piccole telecamere applicate ad indumenti indossati dai candidati a sostenere gli esami di guida, telefoni cellulare, computer, ricevute di versamento di denaro, denaro contante e anche un libro-quaderno contabile in cui risultano annotate una serie di date, con a fianco indicate delle cifre di denaro, verosimilmente riferite a sessioni di esame per la patente.
Secondo l’accusa i componenti della banda avevano raggiunto negli ultimi anni una sorta di sensazione di impunibilità che li ha portati ad estendere la attività su numerosi capoluoghi di provincia in cui hanno sede le motorizzazioni civili competenti al rilascio delle patenti, ottenute fornendo fraudolentemente le risposte alle domande e in tal modo falsificando l’esame in cambio di un compenso variabile tra i 1500 ed i 4000
euro ad esame. Nelle loro conversazioni non facevano alcun mistero delle loro attività con commenti estremamente espliciti evidenziando però la necessità di evitare la sede di Trento in cui, invece, avevano subito diversi contraccolpi da parte delle locali forze di polizia. (01815)